(President D. Trump)
Menzogne, disinformazione, propaganda. In una espressione: fake news.
Non importa davvero che queste nozioni non siano perfettamente sovrapponibili: negli ultimi anni dell’era digitale, fake news è oramai diventato un concetto passe-partout, protagonista del dibattito nella sfera pubblica e privata grazie al potere di sintetizzare – spesso a discapito della lucidità delle analisi – tutti i demeriti e limiti della comunicazione social.
Il Collins Dictionary definisce fake news tutto ciò che è “informazione falsa, spesso sensazionalistica, disseminata con il pretesto di fare notizia”, attirando così l’attenzione del pubblico – o di alcuni settori specifici di esso. Benché, questo strumento mediatico, nella sua definizione più ampia sia parte integrante della storia della politica e della comunicazione da quando queste sono effettivamente diventate storie “di massa”, l’espressione fake news irrompe nel dibattito pubblico contemporaneo durante le elezioni americane del 2016.
In una prima fase, l’utilizzo del termine coincide sostanzialmente con il suo significato letterale. Tuttavia, nel 2017 su Twitter e durante le sue conferenze stampa, il 45o Presidente degli USA attribuisce all’espressione una nuova accezione, utilizzandola per attaccare alcuni media mainstream e svilire le loro critiche nei suoi confronti. Nello stesso anno, due importanti autorità linguistiche anglosassoni come il Collins Dictionary e l’American Dialect Society nominano fake news “Parola dell’anno”, certificando un aumento del suo uso pubblico pari al 365%.
Le fake news dunque conquistano l’etere, e in particolare l’universo dei social media, dove si intrecciano inevitabilmente con gli argomenti e le questioni più trending, sia in forma di disinformation – in cui l’intenzione di chi ha fabbricato/condiviso la notizia è quella di ingannare chi legge per massimizzare la propria visibilità o quella della propria causa – che di misinformation – in cui l’inganno non è intenzionale e la condivisione è autenticamente motivata da indignazione o desiderio di influenza.
Durante le diverse fasi della pandemia di COVID-19, ad esempio, i social media sono stati teatro della diffusione di un nuovo repertorio di fake news in merito all’esistenza stessa del virus, alla sua origine, alle strategie per affrontarlo o ancora all’efficacia ed effetti collaterali dei vaccini.
In questo caso, è il rapporto tra disinformazione e scienza ad essere in gioco. In tal senso, il 19 aprile ISIG ha presentato al Parlamento Europeo i risultati di una ricerca che ha condotto assieme ad altre università ed istituti di ricerca di 5 paesi dell’Unione.
“Quello che si dice sulle fake news è vero?”, ci siamo chiesti. Se volete saperne di più, cliccate qui per il video dell’intervento o qui per il rapporto della ricerca.